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Scuola Dottorale

Vincenzo Moschetti - XXXI ciclo

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Taranto (1991), architetto, cultore della materia e dottorando.

Si forma presso la Scuola di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze discutendo una tesi dal titolo “AMNESÌA_ Il Mediterraneo di Taranto” riconosciuta con dignità di pubblicazione. Dal 2013 collabora al Laboratorio di Progettazione dell’Architettura coordinato dal Prof. Michelangelo Pivetta presso la stessa Scuola. Nel 2015 viene ammesso a frequentare la Scuola di Dottorato in Architettura dell’Università degli Studi di Firenze, curriculum Progettazione Architettonica e Urbana, XXXI ciclo.

Seguendo la visione di Albert Camus, persevera nell’indagine del rapporto che si instaura tra Architettura e paesaggio mediterraneo alla ricerca di una realtà capace di condurre verso una fenomenologia della composizione architettonica. In questo senso si confrontano le osservazioni scientifiche e le partecipazioni a gruppi di ricerca.

 

Interessi scientifici

Fenomenologia della composizione architettonica, il collezionismo in architettura quale esperienza dell’educazione palladiana, architettura mediterranea nel rapporto tra spazio della casa e paesaggio nelle forme dell’abitare.

 

Titolo della tesi

“Camere azzurre. La casa come antologia mediterranea”

 

Abstract

La lunga storia del Mar Mediterraneo, la sua eternità, ha prodotto nel corso dell’architettura una serie di frammenti, di immagini che ancora oggi appaiono nel paesaggio che intorno ad esso si costruisce secondo una successione di eventi.

È questa ricerca, dapprima, un tentativo di raccolta di reperti capaci di produrre una collezione di alcuni epifenomeni riscontrabili in una serie di antologie in grado di tracciare un percorso dello spazio della casa. Una lettura anatomica fatta di parti che si spostano lungo tracce e percorsi definendo una verità mediterranea più ampia. Si rivela quindi come intorno al Mediterraneo “geografico” si costruisca un meta-Mediterraneo quale sua immagine rovescia, in un gioco di specchi che accoglie l’architettura della casa quale desiderio dell’abitare. L’interpretazione si avvera allora nella trasformazione borghese, nella villa capace di (tras)portarsi e mettere radici in luoghi lontani secondo una corrispondenza di fenomeni.

Dove finisce il Mediterraneo? È questa la domanda a cui trovare risposta.

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